Quaderni della Pergola - Dove eravamo rimasti - Fondazione Teatro della Toscana

9 Quaderni della Pergola | In passato, per esempio nei bunker dell’ex-Jugoslavia, si faceva teatro: il teatro è sempre un fatto politico? Il teatro è nato, sia nella tragedia sia nella commedia, come uno strumento di denuncia, un luogo critico in cui la vita della polis veniva sezionata come in una biopsia laica. Ecco, noi ci troviamo a raccoglierne l’eredità. Proviamo a riportare il senso di sbalestramento e di perdita dell’orientamento, anche dei più minimi punti cardinali, che possono provare i cittadini di una metropoli come è Kiev – ma potrebbe trattarsi di ogni altra città – in cui si vive sotto le bombe. Uno dei primi bombardamenti di questa guerra in Ucraina è stato quello che riguardava il Teatro di Mariupol, che aveva un bunker sotto il teatro, dove erano rifugiate moltissime persone e che furono colpite. Il fatto di raccontare certe sensazioni o immagini rende Bunker Kiev un atto forte e non un semplice spettacolo: è, a tutti gli effetti, un atto politico. Non portiamo le persone nei sotterranei con la pretesa di fargli provare realmente l’esperienza del bunker, sarebbe stupido e banale: piuttosto, il teatro smuove le coscienze attraverso la metafora. Questa operazione, che è una finzione teatrale, crea un meccanismo per cui ciò che sta accadendo passa dall’anima dello spettatore. La drammaturgia è originale, in corso di traduzione e allestimento in Francia, Germania, Spagna e Inghilterra: l’unico vincolo dato, è la disposizione del pubblico in uno spazio claustrofobico e ridotto. In Bunker Kiev ho ricucito testimonianze di persone che stanno vivendo l’esperienza del bunker: vengono raccontati determinati fatti in presa autoptica surreale attraverso articoli di giornale, video, messaggi social e blog. Il teatro è chiamato a evocare ed usare delle forme artificiali per indurre non solo alla riflessione, ma fare sentire attraverso il cuore che cosa sta davvero accadendo. Il teatro deve smuovere le coscienze, non può mai essere un luogo esclusivamente di sperimentazioni estetiche, visive, linguistiche. Spetta da sempre al teatro di denunciare la guerra e noi continuiamo a farlo oggi, con l’orgoglio di dimostrare che il teatro è un linguaggio che parla ostinatamente la lingua della contemporaneità. “Il teatro smuove le coscienze attraverso la metafora. Questa operazione, che è una finzione teatrale, crea un meccanismo per cui ciò che sta accadendo passa dall’anima dello spettatore” FOTO FILIPPO MANZINI

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