Quaderni della Pergola - Dove eravamo rimasti - Fondazione Teatro della Toscana

14 | Quaderni della Pergola re. È come un motto, conosciuto soprattutto tra i tecnici e i macchinisti: costruisci il lavoro piano piano, mattone dopo mattone. Questo inciso si riferisce anche a qualcosa di tecnico: è un modo inventato per realizzare quel palcoscenico, in maniera geometrica. Rappresenta un simbolo della ricostruzione e la sottolineatura di un fatto importante: il talento, quello vero del teatro, è la costanza. Non bisogna mollare mai, l’azione energetica deve essere paziente e mai interrotta, soprattutto nel rapporto con il pubblico. Per queste ragioni il teatro deve arrivare sempre dappertutto, nelle grandi città e nelle province, che sono piene architettonicamente di teatri bellissimi. La cultura di un Paese circola attraverso una diffusione capillare delle proposte artistiche, arrivando democraticamente a tutti. E questo anche se fare un teatro di stampo più popolare è difficilissimo, perché implica inevitabilmente che si debbano fare dei compromessi. Per quanto riguarda il mio lavoro, per esempio, dopo i primi giorni di prove ho capito che dovevo individuare un compromesso di tipo attoriale: nonostante la densità del materiale da trattare in scena, così drammatico e arrabbiato, dovevo trovare il modo di divertirmi per fare divertire anche il pubblico. Il pensiero è profondo, ma occorre individuare la via del gioco del teatro, per fare rivivere il fantasma della commedia. Prima di entrare in scena ha delle scaramanzie per esorcizzare l’incontro con il pubblico? Mi sono accorto di una strana metafora che porto avanti, anche inconsapevolmente. Nell’ultima parte di Tavola tavola, chiodo chiodo... Eduardo descrive quel preciso istante, intenso e unico, prima dell’ingresso sulla scena. Dice di non sentirsi ancora pronto a entrare nel cerchio della finzione, poi vede le luci della ribalta, il baratro del buio della sala, il sipario allora che si apre… Ecco, io cammino molto in cerchio prima di entrare sul palcoscenico: forse è quello il cerchio della finzione per me? Non dimentico mai che il teatro è soprattutto il risultato di un lavoro sulla memoria, accogliendo gli spiriti delle persone che non ci sono più ma senti che ti sostengono quando vai in scena. Tanti attori, anche poco famosi, ma da cui ho molto imparato. Mi piace ripetere questa espressione di Savinio: “Bisognerebbe fare un monumento all’attore ignoto”; da certe figure riesci a rubare con più avidità e libertà, perché sono meno popolari e quindi meno riconoscibili. DISEGNO LAVINIA BUSSOTTI

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