Quaderni della Pergola - Dove eravamo rimasti - Fondazione Teatro della Toscana

18 | Quaderni della Pergola troppo dentro alla narrazione, ma la richiesta che mi è stata fatta via via dai lettori che seguivano la costruzione e l’evoluzione del libro è stata sempre: “Dai, apriti di più, per fare capire quello che vuoi dire”. Ecco che allora questo libro è diventato qualcosa di più intimo, anche se sono una persona molto riservata. Attraverso gli incontri della mia esistenza, raccontando delle esperienze ‘vive’, ho voluto portare l’esperienza del mio lavoro all’ascolto da parte degli altri. Sono tutte esperienze vissute con molta intensità: è attraverso questo sentimento che si diventa attrici? Il punto che mi sta a cuore è che non esistono regole, anche se ciò può apparire come una contraddizione per la stesura di un manuale che tenti di dire quali sono le regole del gioco. Certamente le norme esistono, ma le costruisci tu, sul tuo corpo, sulla tua intima esperienza e il lavoro concreto sul campo. Non ci sono regole date e, anzi, tutto è continuamente da reinventare: se hai un dovere, come interprete e autore della tua storia, è quello di darti delle linee da seguire, anche se devono poi necessariamente mutare e muoversi, assecondando il tuo movimento personale. Quali sono i suoi incontri più significativi? Carmelo Bene, perché le sue opere appartengono pienamente al Novecento: il suo incontro mi ha fulminato. Per lui la musica aveva un valore essenziale e io, essendo una musicista, ho sentito da subito una connessione totale. Per andare in tempi più recenti, l’incontro con la comicità, che è arrivata per me anche in maniera dirompente: dalla partecipazione al film di Checco Zalone Quo vado? ai film di Riccardo Milani: era qualcosa che mancava nel mio percorso, mancava al racconto di un corpo, quello dell’attrice, che deve essere intero. Ho ricevuto queste occasioni come forme di arricchimento, non pensavo di essere in grado di interpretare certi personaggi, ironici fino quasi all’assurdo; invece, questi registi ‘mi hanno visto’ e hanno compresi certi aspetti di me che probabilmente erano nascosti nella mia interiorità. Penso che nella vita sia fondamentale riuscire ‘a vedersi’: era come se fino ad allora “Il mestiere di attrice è sicuramente una professione, ma anche qualcosa di più. Perché dà voce alle storie di tutti” Sonia Bergamasco, Un corpo per tutti. Biografia del mestiere di attrice (Einaudi 2023) DISEGNO MAURA LA PERLA

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