Quaderni della Pergola - Dove eravamo rimasti - Fondazione Teatro della Toscana

19 Quaderni della Pergola | avessi cercato dei contorni di me stessa che ancora non erano tratteggiati. Avevo bisogno di trovare un’immagine più concreta. Per me il comico è una benedizione: è l’assimilazione di uno sguardo più affilato sulle cose, che riesce a farti guardare bene il mondo. Siamo come dei falegnami: c’è anche un aspetto più artigiano del mestiere, si lavora su un materiale che con il tempo prende una forma, attraverso il corpo. Ho sempre pensato che essere attrici e attori significhi raccontare gli altri, descrivendo il farsi di tante esistenze, anche molto distanti da quello che siamo. Ma è, senz’ombra di dubbio, una sorta di mestiere simbolico, che ci riguarda profondamente e personalmente. Il libro racconta della costruzione di un carattere femminile. Si parla anche di fallimenti, citando Beckett: “Prova di nuovo, fallisci di nuovo, fallisci meglio”. Parlo dei momenti di crisi, alcune fasi più intime che creano dei picchi emotivi di esplosione, ma dopo si ha la possibilità di mettere insieme tutti i pezzi e ripartire. Occorrono molte energie, ma le crisi possono essere anche positive all’interno di un percorso artistico. Le ho vissute, e continuerò ancora a viverle… Essere attrici non può essere un sentiero lineare, piuttosto si tratta di un percorso a ostacoli. “La parola è per metà di colui che parla e per metà di colui che ascolta”: sono parole che vengono citate in Un corpo per tutti. Cos’è il pubblico per Lei? Lo spettacolo si fa insieme al pubblico: non esiste il lavoro in scena senza gli spettatori. Ogni volta che cambia il pubblico, di recita in recita, si trasforma anche la rappresentazione: non è la storia che viene modificata, ma è l’intensità a salire, i diversi sapori che si amalgamano sul palcoscenico. È un’alchimia quasi scientifica il rapporto che si instaura tra spettatore e attore, un’energia reciproca che gira e si intreccia. Lo spettacolo, se noi attori siamo soli, non esiste: tutto si accende e si muove con gli spettatori. Prima di ogni recita, quando senti il brusio del pubblico da dietro il sipario, avverti una voce unica, che è la somma di tante voci insieme. È come una musica e cerchi di capire come saranno questi individui davanti a te… È emozionante, capire il corpo del pubblico attraverso le voci che arrivano a te dietro le quinte. “È un’alchimia quasi scientifica il rapporto che si instaura tra spettatore e attore, un’energia reciproca che gira e si intreccia”

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