Quaderni della Pergola - Dove eravamo rimasti - Fondazione Teatro della Toscana

25 Quaderni della Pergola | ti dà delle soddisfazioni ma che richiede sacrifici. Anche per questa ragione, sento Molière molto vicino: anche lui ha conosciuto tutti i palcoscenici, dai più semplici a quelli più illustri. Il primo ricordo teatrale si confonde con le mie prime immagini di bambino, avrò avuto un anno e mezzo: mi ricordo di avere dormito dietro le quinte, proprio sui fondali della scenografia mentre le voci sul palco andavano… È così che, nel tempo, ho imparato subliminalmente le commedie o i drammi che venivano interpretati. Che cosa c’è nella sua valigia dell’attore e com’è cambiata nel corso del tempo? Porto sempre in tournée la mia valigetta dei trucchi: non serve tanto per truccarsi, ma per essere accompagnato dalle cose che rimangono dagli altri spettacoli. Ogni tanto ritrovo un bigliettino, un naso finto… Credo, forse, di avere smarrito in maniera concreta la possibilità di avere sempre con me dei frammenti delle varie esistenze che incontro, e delle quali mi maschero. Però, anche grazie alla diversificazione dei palcoscenici che frequento e alla moltitudine di quelli che ho visto finora, porto con me più autoconsapevolezza e molta umiltà, che mi è sempre stata insegnata. E considero anche, nel mio viaggio, gli incontri con i veri grandi artisti: è l’alimento più nutriente, perché l’artista è un ladro che deve sapere rubare dal lavoro dei Maestri, e questo si impara con il tempo. Nella mia valigia di attore posso dire che metaforicamente oggi c’è un grimaldello, degli strumenti adatti ad aprire certe serrature espressive. FOTO FILIPPO MANZINI

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