Quaderni della Pergola - Dove eravamo rimasti - Fondazione Teatro della Toscana

26 | Quaderni della Pergola Sono le ventuno e trenta. Il pubblico si affolla davanti al botteghino. Fra un quarto d'ora avrà inizio lo spettacolo. Ecco l’unico istante nel quale sento la responsabilità enorme del mio compito: questa folla è anonima, sconosciuta, esigente, e mai come in questo istante io sono fuori, ancora completamente fuori, del cerchio della finzione. Non mi sento ancora convinto di ciò che dovrò essere, tra qualche minuto sul palcoscenico. Mi sento confuso dalla folla; e mi sembra che debba anch'io avvicinarmi al botteghino e chiedere un posto per assistere allo spettacolo. Fino a che la luce della ribalta non mi acceca con le sue piccole stelle luminose e il buio della sala non spalanca il suo baratro infinito, io non prendo, né so, né posso prendere, il mio posto nella finzione. I minuti inesorabili mi inseguono. E nella loro corsa mi prendono, mi travolgono, mi spingono verso la porticina del palcoscenico, che si richiude, sorda, alle mie spalle. La barriera è chiusa. Due tocchi al trucco. Il campanello squilla: la prima e la seconda volta. La tela si leva. Ecco le piccole stelle. Ecco il baratro. Ecco l'attore. Eduardo De Filippo, Sik-Sik, l’artefice magico

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