Quaderni della Pergola - Dove eravamo rimasti - Fondazione Teatro della Toscana

33 Quaderni della Pergola | ghi sempre più vicini alla popolazione. Non dimenticando la nostra memoria: il trentesimo anniversario del genocidio in Ruanda può spingere tutti noi alla riflessione, rimanendo sempre all’interno della nostra dimensione artistica, sugli altri genocidi che sono avvenuti nel mondo. Ma in un mondo così sconvolto dalle guerre e dagli scontri, cosa possiamo fare per unirci? Come individuare un ruolo per l’arte, rispondendo ai conflitti in Europa e in Africa avvalendoci della cultura? Il lavoro degli attori può intervenire per negoziare la pace tra le varie identità? Dobbiamo cercare un sentiero in cui fermarci a pensare e dialogare insieme, una fase imprescindibile che ruota sull’incontro tra giovani africani e giovani europei. In Africa non abbiamo una scuola accademica: è la scuola della vita, che si esprime con il rapporto con la natura, a insegnare. L’attore sperimenta su di sé una sorta di iniziazione teatrale, con lo scopo di arrivare a capire il senso delle parole. Concludo citando una parola in Zulu: ubuntu, che ha un valore fondamentale: “Voi siete perché noi siamo. Io sono perché voi siete”. Siamo tutti interdipendenti e abbiamo la possibilità di costruire insieme il nostro presente e il futuro. Questo è il mondo, anche se sovente la politica sembra intenderlo in altro modo. Noi siamo esseri umani e padroneggiamo la parola, cercando di comprendere le cose che ci toccano. Finisco con un termine in Vili, la lingua parlata nel Sud del Congo Brazzaville: todomucanu, per evidenziare questo concetto: “Alziamoci in volo insieme!” “È ciò che di me voglio comunicare agli altri a costruire un passaggio tra esseri umani” verso l’importanza e la bellezza delle parole. Con le Consultazioni poetiche – uno scambio individuale di venti minuti con un artista e che inizia con un dialogo libero, per concludersi con la lettura di una poesia scelta appositamente per ogni persona, una canzone o una performance di danza: una “prescrizione poetica” su misura – che sono state lanciate dal Théâtre de la Ville e immediatamente riprese dal Teatro della Toscana, è stato possibile creare un legame tra Africa ed Europa. Oggi le Consultazioni poetiche mobilitano più di 200 artisti di 25 nazionalità, uniti in un ensemble: la Troupe de l’Imaginaire. Il nostro incontro è stato favorito anche da forme di teatro come il Tchiloli, un genere di spettacolo africano che proviene dal XX secolo e che è già stato rappresentato a São Tomé e Principe, nell’Oceano Atlantico, e in Francia. Si narra l’incoronazione di Carlo Magno con il Marchese di Mantova, in un portoghese del XVII secolo: è un’opera trasmessa di generazione in generazione, uno degli spettacoli vivi più antichi del pianeta e che è arrivato anche in Europa. Si prepara l’Alleanza dei Teatri Europei, dunque, suggellata dalla relazione con l’Africa: un vero patto di sangue, un’intesa profonda e assoluta, come avviene nel mio Paese. E quale deve essere il ruolo dell’Attore all’interno di questa attività? Non soltanto dal punto di vista della formazione, ma proprio della trasmissione della conoscenza. Nei vari laboratori che abbiamo tenuto con i giovani attori (insieme a Pier Paolo Pacini, del Teatro della Toscana) abbiamo posto l’attenzione sul ruolo del sacro all’interno del teatro e sull’importanza del rito nel teatro. Altro punto da analizzare è come favorire la creazione di nuovi spazi per fare teatro insieme, in luo-

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