47 Quaderni della Pergola | l’intreccio, attualizzando il linguaggio laddove poteva risultare non immediatamente efficace per lo spettatore di oggi. In scena, Maddalena Amorini, Davide Arena, Greta Bendinelli, Manuel D’Amario, Federica Lea Cavallaro, Fabio Facchini, Luca Pedron, Marco Santi, Federico Serafini, Giulia Weber. I costumi sono di Elena Bianchini; le scene sono di Fran Bobadilla; le luci sono di Samuele Batistoni. Si abusa spesso del concetto di contemporaneità riferito a opere del passato, ma per La dodicesima notte può essere utilizzato a ragion veduta. Infatti, Shakespeare ci offre, con la maestria del suo genio e del suo spirito libero, una lezione di civiltà: le identità aperte e non rigidamente definite, che oggi iniziamo finalmente ad accettare, seppur con mille difficoltà e all’interno di un dibattito polarizzato e spesso cattivo, qui sono un dato di fatto, celebrato con un’allegria e una spensieratezza totali, in un gioco un po’ pazzo dove, in fondo, a contare davvero è “quel che volete”, come recita il sottotitolo della commedia. Dunque, la distanza tra l’essere e l’apparire (il travestimento di Viola, la metamorfosi di Malvolio e anche il lutto non granitico di Olivia ci riportano alle identità ritoccate che le persone assumono sui social) e la fluidità di genere scorrono con immediatezza: Viola si traveste da maschio, come maschio fa innamorare Olivia (che ne è attratta fisicamente, perché intravede la femmina) e come maschio viene accettato da Orsino come sposa, prima di mostrarsi a lui come femmina; per non parlare dell’attrazione, decisamente erotica, di Antonio per Sebastiano. A tutto ciò va aggiunto il fatto che nell’allestimento di Pacini Malvolio è interpretato da un’attrice, una scelta che è sia una sorta di “citazione a contrario” del fatto che nel teatro elisabettiano i ruoli femminili erano anch’essi interpretati da uomini, così come un cambio di genere funzionale al tema centrale della commedia. Tutti questi elementi si inseriscono in un clima di festa (non per niente la prima rappresentazione avvenne probabilmente nell’ambito di una festa studentesca), che fanno di quest’opera, ambientata in un regno inventato, l’immaginaria Illiria, piena di musica e di colori, un inno alla libertà, temperato da un’atmosfera favolistica che rende tutto un gioco. Ma, come in tutte le favole, la superficie apparentemente leggera nasconde significati profondi. Anton Čechov voleva che il suo Giardino dei ciliegi fosse una commedia divertente, che riflettesse un testo di per sé drammatico, e questa sensazione di dover essere leggeri, ma anche consapevoli di che cosa nasconda questa leggerezza, è alla base della messinscena di Roberto Bacci, con l’adattamento drammaturgico di Stefano Geraci. La dodicesima notte, Maddalena Amorini e Manuel D’Amario FOTO FILIPPO MANZINI
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