Quaderni della Pergola - Dove eravamo rimasti - Fondazione Teatro della Toscana

4 | Quaderni della Pergola Stefano Massini IL TEATRO DELLA REALTÀ Come è nato il progetto di Bunker Kiev? Di solito il teatro necessita sempre di un tempo, di un certo diaframma temporale fra la realtà e la sua narrazione in forma teatrale: c’è bisogno di scrivere, dirigere e organizzare… In questo caso abbiamo voluto invece lanciare un grido d’allarme immediato, dimostrando che il teatro può anche essere in grado di recepire in modo istantaneo il diktat della realtà. Il richiamo alla realtà è estremamente profondo, è la reazione ad un’urgenza: c’è un conflitto alle porte dell’Europa che coinvolge una potenza nucleare come la Russia, mentre un popolo sta vivendo la guerra sulla sua pelle. Potrebbe capitare anche a noi di vedere la nostra vita completamente stravolta da un giorno all’altro e trovarci costretti a scendere dentro a dei buchi sottoterra – i bunker, appunto – per salvarci dal mondo esterno in cui sta accadendo ogni tipo di orrore. Nella tradizione del teatro questa forma di narrazione diventa vitale e necessaria: da Ecuba a I sette contro Tebe, dal Brecht di Madre Coraggio e i suoi figli (scritto agli albori della Seconda guerra mondiale, quando il mondo trattenne il fiato per quello che sarebbe potuto accadere tra le diverse superpotenze, proprio come sta succedendo adesso per la nostra generazione) passando per Shakespeare, che nelle sue opere racconta di tante guerre e le condanna. Oggi credo che sia importante descrivere questi fatti stando dentro una metafora: il teatro vive di metafore e il modo in cui Bunker Kiev avviene è esso stesso una metafora. Un’azione drammatica rigorosamente riservata a un gruppo ristretto di persone alla volta e che eccezionalmente vengono condotte nei sotterranei del Teatro della Pergola, fino a raggiungere uno spazio ristretto e semibuio, un luogo, grazie anche all’ambiente sonoro a cura di Andrea Baggio, assimilabile ai 4984 bunker di Kiev in cui gli ucraini si rifugiano dai missili russi, mentre il brano musicale finale è composto ed “Il teatro è nato, sia nella tragedia sia nella commedia, come uno strumento di denuncia, un luogo critico in cui la vita della polis veniva sezionata come in una biopsia laica. Noi ci troviamo a raccoglierne l’eredità” di ANGELA CONSAGRA

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