Quaderni della Pergola - Dove eravamo rimasti - Fondazione Teatro della Toscana

74 | Quaderni della Pergola Fuori e dentro il teatro, racconti brevi… UN IRRESISTIBILE RICHIAMO Il Teatro mi ha sempre messo malinconia, o forse nostalgia. Anche da piccolo. Ricordo ancora i miei genitori per le serate del mercoledì, mai alla prima o nel fine settimana. Ricordo mia mamma con un cappotto color cammello, i bottoni d’oro e il collo fatto di finta pelliccia nera. Ricordo il Fedora grigio del mio papà. Dapprima mi lasciavano a casa. Io non potevo che immaginare cosa fosse il Teatro; capitava spesso di passarci davanti e vedevo l’enorme portone che le maschere elegantissime in guanti bianchi accompagnavano con quell’inconfondibile cigolio dei cardini. Riuscivo poi a intravedere il lampadario dell’ingresso, il luccicare delle luci. Attardavo il passo per osservare quel che potevo del caffè del Teatro, il luogo più suggestivo per me: immaginavo incontri, parole e commenti finalmente liberi dal silenzio della scena. Divenni più grande e giunse anche per me il rito del mercoledì. Ricordo la prima volta e sento ancora il mio cuore battere tumultuoso. Fu quella sera che conobbi Margareth o, per meglio dire, la vidi per la prima volta. Era il 1970, il Teatro pieno, le persone riempivano ogni spazio, affollavano i palchi, rimanevano in piedi sul fondo della platea, si sporgevano dal loggione, moltiplicando braccia, mani, teste, sorrisi e occhi, in una fusione, di corpi, attesa, anime ed emozioni. Io rimanevo appoggiato al parapetto del nostro palco, il numero 7 del primo ordine. Lo spettacolo era Santa Giovanna dei Macelli, di Brecht diretto da Strehler con Glauco Mauri. Lei era lì di fronte a me, da lontano non potevo di MARCO GIAVATTO FOTO FILIPPO MANZINI

RkJQdWJsaXNoZXIy NDMxMQ==