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Il teatro che si fa… Intervista a Gabriele Lavia

12 gennaio 2024

di Angela Consagra

Un curioso accidente di Carlo Goldoni può definirsi un classico, una storia crudele ma al tempo stesso esilarante…

È uno dei testi più sconosciuti di Carlo Goldoni, quindi credo che il pubblico sia contento di vedere questa storia in scena: c’è il piacere di conoscere qualcosa di nuovo, anche se il testo non è recente ma risale al 1760, solo che non viene rappresentato quasi mai a teatro. Un curioso accidente è un’opera di Goldoni che definirei speciale, nel senso che è un lavoro illuminista per eccellenza. Goldoni è considerato, non soltanto da me o dagli storici, ma proprio da Voltaire stesso, come il primo illuminista della storia. In Un curioso accidente il racconto è ambientato in Olanda, dopo la guerra dei Sette anni che coinvolse le principali potenze dell’epoca. Compaiono le vicende di due soldati francesi, ed è curioso: è la terra in cui è nato l’Illuminismo ma che ha anche perso la guerra. Temporalmente mancano pochi anni perché avvenga la Rivoluzione Francese e la storia, da un punto di vista puramente esteriore, narra di alcuni equivoci intorno ad una coppia di giovani: la figlia del padrone di casa e un ufficiale francese ferito, che è ospite di questo signore, si innamorano e si sposano senza il permesso del padre. Ed ecco un’altra rivoluzione illuminista… Loro vanno anche via di casa per sposarsi e non dicono niente a nessuno: assistiamo ad una serie di prese di coscienza e di piccole rivoluzioni personali che capitano in quel determinato periodo storico, ignari ancora di ciò che accadrà tra poco nel mondo, lo stravolgimento epocale della Storia, quella con la esse maiuscola, rappresentato dalla Rivoluzione Francese.

Quali drammi o amarezze si intravedono sotto questa goldoniana commedia degli equivoci?

È vero, si ride molto, ma si tratta di un dramma familiare piuttosto importante. Il riso ha un sapore amaro… Ad un certo punto viene pronunciata una battuta: “Il mondo è finito”, ed è qualcosa per noi di assodato. Basta guardarsi attorno: per esempio, la temperatura del pianeta non è normale, tutto quello che sta accadendo nel mondo non è normale. In fondo, questo testo di Goldoni ribadisce delle importanti rivelazioni come il crollo della figura maschile e l’avvento della figura femminile. 

“Il teatro si fa insieme con il pubblico ed è un processo intimo, profondo, che non avviene in superficie, ma in un sottopalco dell’anima”

 

Gabriele Lavia

 

Carlo Goldoni è, quindi, il primo illuminista della storia. In che modo la sua opera può aiutarci a comprendere meglio la realtà attuale?

Io non lo so, credo che niente possa aiutare in nessun modo a comprendere l’orrore che sta accadendo in certe parti del mondo. Un orrore che purtroppo è dovuto alla stupidità di quelli che noi chiamiamo “gli uomini che hanno un certo potere…” Cosa si può fare contro la stupidità? Nulla. E cosa ci può essere di più stupido che distruggere delle città abitate da esseri umani? Può esistere qualcosa di più inutile e dannoso per noi stessi? È un pensiero che provoca profonda amarezza, ma è la stupidità dell’uomo.

“Da spettatore vedo un personaggio in scena ed è lo stesso carattere che mi guarda di riflesso; in questo sguardo reciproco succede che lo spettatore prenda coscienza di sé”

 

Gabriele Lavia

 


Qual è il meccanismo che determina la scelta di un testo? Che cosa la convince a mettere in scena proprio quel determinato autore?

Il teatro non è un testo, piuttosto è come un testo si fa... Io ho il mio stile,che è quello da tanti anni, anche se cerco sempre di cambiarlo un po’. Mi definisco un neoespressionista, mentre nei miei spettacoli non è maipresente la quarta parete: in genere c’è una passerella che unisce il palcoscenico alla platea, la scenografia sopravvive ma è tutta rotta, come se il teatro che noi vogliamo fare fosse ferito e crollato. In ogni caso credo di non aver mai tradito il pubblico. Il teatro, infatti, si fa insieme con il pubblico ed è un processo intimo, profondo, che non avviene in superficie, ma in un sottopalco dell’anima. Il teatro è il luogo dello sguardo: da spettatore vedo un personaggio in scena ed è lo stesso carattere che mi guarda di riflesso; in questo sguardo reciproco succede che lo spettatore prenda coscienza di sé. Il teatro è, probabilmente, l’evento più importante nella storia dell’umanità ed è per questo che non morirà mai.