Il teatro come necessità. Intervista a Fausto Russo Alesi
17 novembre 2023
di Angela Consagra
Ha ideato, diretto e interpretato questo spettacolo. Qual è la molla che l’ha spinta a realizzare la messinscena de L’arte della commedia?
Dopo Natale in casa Cupiello, che è stato il mio primo incontro con la drammaturgia di Eduardo De Filippo, cercavo un nuovo titolo per proseguire questo percorso. Il mio modo di affrontare l’opera di Eduardo è di restituzione e di rispetto assoluto del testo: si parte da una conoscenza della drammaturgia per innescarvi poi un aggancio personale, in modo da poterla abitare e percorrere con i miei occhi. In questo caso, si tratta di un lavoro atipico nel mondo drammaturgico eduardiano, forse uno dei suoi testi più pirandelliani e con una struttura particolare: un prologo e due tempi, in cui il primo è come se fosse un ragionamento filosofico sull’intero contesto teatrale ed il secondo è invece la messa in pratica di quel ragionamento. Sono stati gli anni della pandemia a convincermi a realizzare la messinscena de L’arte della commedia: sentivo che il testo doveva essere portato in scena. La ferita subita dal nostro settore è stata, infatti, enorme: il teatro ha sofferto e mostrato le sue fragilità, così mi è sembrato che fosse il momento più giusto per riportare questo pensiero di Eduardo allo spettatore. L’arte della commedia è un testo che esplora quale possa essere il riconoscimento umano e professionale dell’artista, riflette sulla sua identità. Ogni artista ha vissuto per un lungo periodo l’assenza del teatro e gli spettatori, in parallelo, hanno subito il vuoto dell’arte. Malgrado tutto ciò che durante la pandemia si poteva vedere su uno schermo, quel momento così difficile ha contribuito a ribadire l’unicità del teatro, come un fatto che può avvenire soltanto dal vivo. Ed è Eduardo stesso a dirci che il teatro è qualcosa che si immagina proprio in un dato momento, nel qui e ora dello spettacolo, realizzato in questo corpo a corpo degli attori insieme al pubblico. Ho capito allora che l’istanza de L’arte della commedia è assolutamente contemporanea: le parole di Eduardo fanno parte dell’interesse del pubblico di oggi. Lui fa una domanda molto precisa sul ruolo dell’arte nella società, su quanto attraverso il teatro sia possibile comprendere meglio la realtà: è un interrogativo che va a toccare tutti gli spettatori, perché il teatro è specchio della vita umana, e coinvolge ancora più in generale le sollecitazioni di ogni singolo cittadino.
Il testo è ambientato in un luogo metaforico – un paesino dimenticato del Centro Italia, in cui non si parla la lingua napoletana – e la sensazione è che queste tematiche riguardino le crepe dell’Italia: vecchi prefetti scappano e nuovi prefetti non agiscono, c’è la difficoltà di uscire da un certo immobilismo. Questi personaggi eduardiani raccontano di questioni civili e sociali del nostro vivere quotidiano: la sanità, l’istruzione, la giustizia, la religione.
“È Eduardo stesso
a dirci che il teatro
si immagina proprio
in un dato momento,
nel qui e ora dello spettacolo
realizzato,
in quel corpo a corpo
degli attori
insieme al pubblico”
Fausto Russo Alesi
E qual è il ruolo del mestiere dell’attore? Nel corso del tempo è cambiata la sua funzione?
L’attore è un mestiere che deve essere riconosciuto: come tutti gli altri lavori che hanno una precarietà bisogna perseguire, invece, la solidità e i diritti del mestiere. Il teatro, e più in generale l’arte, sono caratterizzati da lavori che provano a raccontare l’essere umano: ecco perché l’attore diventa colui che si fa veicolo di quello che succede nel mondo. Attraverso il dialogo con gli autori e l’interpretazione dei personaggi ha la possibilità di costruire un luogo dello spirito, un territorio che ci aiuta a conoscerci e a metterci come davanti a uno specchio, così vediamo quanto siamo orribili e quanto invece abbiamo bisogno di zone di bellezza.
Il teatro è un luogo di incontro, di dialogo e di ascolto, tutti valori che l’arte e la cultura cercano di portare avanti e di cui l’essere umano non può fare a meno. È lì che possiamo sciogliere tutti i nostri nodi esistenziali e umani.
Uno dei temi fondamentali dello spettacolo è il rapporto dell’individuo con il potere.
Il potere è un’ambizione che fa parte del genere umano, ed è qualcosa con cui bisogna imparare a dialogare. Potere significa anche seduzione, un’attrazione con cui tutti noi abbiamo a che fare. Saperlo gestire bene e renderlo al servizio degli altri: questa è la sfida. Chi detiene il potere deve sempre mettersi nei panni degli altri e cercare di ascoltare profondamente le domande che vengono poste. Allo stesso modo, chi si rapporta con il potere non deve averne paura, perché appartiene al nostro vivere quotidiano. Il potere è un argomento fondamentale: tutti i grandi autori se ne sono occupati.
Che cosa le piace della scrittura di Eduardo De Filippo?
Eduardo è stato un genio della scrittura e quello che a noi rimane, come strumento da utilizzare nella nostra società, sono proprio le sue parole. Nei suoi testi c’è la vita: era un grande osservatore della realtà e ha scritto delle opere senza tempo. Racconta dei bisogni della sua epoca, però i pensieri diventano universali perché è riuscito a cogliere le storture dell’essere umano. In ogni battuta dei suoi testi si sente l’artigianato del teatro, che nasce dalla pratica quotidiana e costante del palcoscenico. Il lavoro eduardiano è stato pieno di passione: L’arte della commedia rappresenta un atto di amore per il teatro e, parallelamente, un atto politico. Io sento questo battito di vita nelle parole di Eduardo, e mi riconosco.