La complicità del pubblico. Intervista a Massimo Dapporto
07 aprile 2025
di Angela Consagra
Partendo dal titolo dello spettacolo, in che modo Pirandello può diventare pulp?
Il testo dello spettacolo Pirandello Pulp si svolge durante una prova: il regista deve mettere in scena Il giuoco delle parti in una versione classica, ma arriva il tecnico delle luci che è completamente digiuno delle opere di Pirandello e comincia a contestare la regia. Non conosce affatto questo autore, però si impone con delle idee innovative e talmente stravolgenti che il regista ci crede e lo segue. Praticamente, ciò a cui assistiamo è uno scambio di ruoli: il regista diventa elettricista e l'elettricista diventa il regista. Perfino il regista, che considera Pirandello un genio, lo detesta perché praticamente gli capita di fare solo regie pirandelliane, cita Pensaci, Giocomino! o Enrico IV… Dice che Pirandello è un genio vecchio, pieno di parole inutili, noioso e prolisso. “È Novecento, fottuto Novecento!”: è una delle battute del regista. A volte lo difende come autore, soprattutto quando vede che questo datore luci opera dei tagli narrativi e cancella delle scene, modificando completamente il senso della scrittura. Il linguaggio che viene utilizzato nella rappresentazione è totalmente moderno, direi anche un po’ pasoliniano, per cui Il giuoco delle parti di Pirandello diventa una commedia assolutamente diversa. Si tratta di uno spettacolo dal carattere metateatrale, difficile da spiegare. C’è un colpo di scena che drammaturgicamente ribalta tutto e mette in discussione l’intera costruzione. Alla fine sono gli stessi due personaggi, il datore luci e il regista, a non rendersi conto che stanno recitando ruoli differenti in questo capolavoro di Pirandello. Questo è un aspetto già pirandelliano: nella rappresentazione di Pirandello anche i personaggi che devono metterlo in scena sono tutt’altro da loro stessi. Veramente credo che occorra vedere lo spettacolo per comprenderlo davvero: l’aspetto affascinante è che il pubblico ci sta, decreta un enorme successo accompagnato da grandi applausi. Agli spettatori questo lavoro piace tanto proprio per il linguaggio utilizzato e si incuriosisce per le modifiche sull’opera di Pirandello. Il giuoco delle parti io lo avevo studiato molti anni fa quando stavo in Accademia e recentemente, all’inizio delle prove, l’ho rivisto in televisione interpretato dalla Compagnia dei Giovani. Conoscendo le battute che poi avrei dovuto dire io, quando sentivo Rossella Falk che pronunciava le stesse battute, ridevo come un matto perché sapevo come avrei dovuto portarle in scena.
“L’attore promiscuo è colui che non si specializza in un unico timbro emotivo, ma alterna il comico e il tragico con una facilità estrema: l’importante è essere credibili, sempre”
Pirandello Pulp ha al suo interno tanti riferimenti teatrali: un pubblico molto preparato come quello del Teatro della Pergola sono sicuro che diventerà un attore aggiunto a questo nostro lavoro. Gli spettatori danno i tempi giusti per la scena, scandiscono il ritmo di ogni battuta e seguono le vicende anche con una risata, accompagnano tutte quelle variazioni che ad ogni replica possiamo fare. La complicità del pubblico non manca mai: avvertiamo la presenza e l’attenzione di chi ci guarda in quel momento, anche nei silenzi o quando nessuno ride. Sentiamo proprio il respiro del pubblico, già dalla partenza delle prime battute dette in scena ci rendiamo conto di quella che sarà la reazione del pubblico alla nostra recitazione. Si passa spesso dalla commedia al dramma: Pirandello Pulp è uno spettacolo pieno di sfaccettature. È una dimostrazione di affetto nei confronti di Pirandello, anche se sembra che lo attacchiamo: ci rapportiamo sempre con un grande rispetto verso questo genio del teatro.
È più difficile, per un attore, interpretare i ruoli legati alla comicità o affrontare delle parti drammatiche? Da questo punto di vista, Lei ha interpretato ogni tipo di testo.
Io mi definisco un attore promiscuo, un po’ come lo era, per esempio, Alberto Lionello… L’attore promiscuo è colui che non si specializza in un unico timbro emotivo: è un interprete che non fa soltanto ridere oppure piangere. L’attore promiscuo alterna il comico e il tragico con una facilità estrema: l’importante è essere credibili, sempre. Come attore penso di avere questa fortuna caratteriale e di averla probabilmente ereditata da mio padre, Carlo Dapporto. Assomiglio talmente tanto a mio padre, sia nel fisico che nel carattere… E mi tengo stretto questo regalo del destino. Senz’altro mio padre è stato abbastanza influente per quanto riguarda la mia scelta di diventare attore, anche se è stata una decisione molto inconscia. Per me era proprio un’abitudine stare in scena: fin da piccolo mi muovevo dietro le quinte, già calpestavo le tavole del palcoscenico.
Sera dopo sera è ancora capace di sorprendersi in scena? Subentra mai la ripetitività per Lei o prova sempre la stessa emozione legata al palcoscenico?
L’emozione c’è sempre… Diciamo che quando sono sul palcoscenico sto bene. Non entro in scena con la faccia annoiata o snobbando il pubblico: è qualcosa che non mi appartiene. Sono contento ad ogni appuntamento con il teatro e con gli spettatori, anche se penso che tutto sia un po’ come andare a scuola: sera dopo sera, prima di affrontare l’ingresso sul palco, ti domandi: “Ma chi me l’ha fatto fare?” È vero che l’interrogazione poi ce l’hai pronta e sei felice che ti facciano delle domande di cui conosci la risposta. Non ho riti scaramantici particolari da ripetere prima di ogni spettacolo, se non il fatto che devo passare tra una quinta e l’altra, sempre la stessa, per esorcizzare l’ingresso sul palcoscenico. Stare in scena mi appaga perché sono tranquillo e sicuro, anche se di partenza mi sento sempre un po’ svogliato. Però, quando apro la porta del camerino, arrivo in quinta ed entro sul palcoscenico, ecco che sono subito un’altra persona.
“Gli spettatori danno i tempi giusti per la scena, scandiscono il ritmo di ogni battuta e seguono le vicende: accompagnano tutte quelle variazioni che ad ogni replica possiamo fare”