La vita del Teatro: i piaceri di Venere
05 agosto 2021
Fin dal Settecento il teatro è luogo privilegiato di incontri amorosi, non solo concertati, ma anche fortuiti. La noncuranza per lo spettacolo e il conseguente disordine della sala sono un topos della descrizione del pubblico teatrale, pratiche che perdurano anche nell’Ottocento. «I palchi sono grandi: vi si gioca, vi si mangia e, grazie alla tela che si abbassa sottraendovi agli sguardi della gente, vi si può far di peggio, se si vuole.», così il Marchese de Sade annota, tra malizia e facezia, le abitudini del pubblico teatrale fiorentino. Siamo nel 1775, l’anno del viaggio in Italia del controverso marchese, durante il quale ebbe modo di frequentare il Teatro della Pergola.
Sedi privilegiate di corteggiamenti e appuntamenti galanti sono soprattutto i palchi, quasi dei prolungamenti naturali dei salotti nobiliari, dove si ricevono ospiti, si conversa, si gioca a scacchi, si sgranocchiano dolciumi e si sorseggiano sorbetti. Ma soprattutto ci si autocelebra e si fanno nuove conoscenze. L’intimità di questi luoghi è stimolata dalla struttura stessa del teatro all’italiana con i palchi completamente divisi l’uno dall’altro, differenti, ad esempio, dai palchi dei teatri francesi, separati da tramezzi parziali. Per cui «mentre in Francia vi si recita la commedia dell’amore, in Italia vi si fa all’amore», per dirla con le parole di Georges Banu.
Nei teatri all’italiana gli spettatori fanno parte della rappresentazione, vi recitano un ruolo predefinito, ruolo assecondato dalla struttura architettonica con i palchetti che fungono da veri e propri palcoscenici dove sfoggiare gioielli, sontuose acconciature e altri simboli del proprio status sociale. I palchi sono piccole stanze private, ma allo stesso tempo scene pubbliche, che rivelano all’esterno le tensioni e i desideri di chi li abita. Tra i suoi abitanti si instaura spesso un gioco di seduzione, una sorta di drammaturgia degli sguardi potenziata dai binocoli e il linguaggio dei ventagli. Il palco è dunque un teatro in miniatura per mostrarsi in pubblico, ma anche una postazione di controllo per osservare gli altri indisturbati. I palchi più ambiti erano quelli dei primi due ordini, specie se vicini al proscenio, perché più esposti alla curiosità della platea. Gli elementi di arredo più importanti del salotto teatrale sono senza alcun dubbio le specchiere. Utili alle signore per controllare le toilettes, gli specchi potevano servire anche per sbirciare gli altri senza essere notati.
Marie Duplessis, “La Dame aux camélias”, incisione del XIX sec., Paris, Bibliothèque Nationale
Pierre-Auguste_Renoir, “La loge”, 1874, Courtauld Gallery di Londra
Il teatro è non solo luogo del riconoscimento sociale, ma anche regno delle emozioni e del desiderio. È nel teatro parigino dell’Opéra-Comique che Armand conosce la splendida Margherita Gautier, la Signora delle camelie. Con il binocolo, il cartoccio di dolci e le sue camelie, Mademoiselle Gautier trascorre ogni sera a teatro o al ballo, per offrirsi alla vista, osservare e fare nuove conoscenze. L’atmosfera teatrale trasforma la donna in un essere divino e desiderabile. Nella Tigre reale di Verga, Nata concede a Giorgio La Ferlita un bacio inaspettato durante un’opera lirica al Teatro della Pergola. In un altro romanzo sentimentale di Verga, Eva, prima di restare ammaliato dalla ballerina omonima, Enrico osserva la sala della Pergola dal suo posto in platea: «I palchetti si andavano popolando di belle signore; avevano indosso tanti fiori, e gemme, e nastri, e bianco, e rosso, che nella mezza luce sembravano tutte belle.»
Un palco dell’Opéra di Parigi, 1778
William Hogarth, “The laughing audience”, 1733
La suggestione del teatro rapiva sovente le fanciulle e i galantuomini del secolo del Romanticismo, sollevandoli a fantasticare sopra le nuvole e sulle ali dei putti affrescati. Nel racconto Novembre di Flaubert, il protagonista è inebriato dell’atmosfera che si respira durante la rappresentazione, «dall’aria profumata di un caldo odore di donna ben vestita, qualcosa che sapeva di mazzi di violette, di guanti bianchi, di fazzoletti ricamati». Il coinvolgimento emotivo del teatro determina talvolta l’esistenza stessa degli spettatori, evocando le antiche associazioni fra la scena e i piaceri di Venere.
Adela Gjata