Vai al contenuto principale

L'energia del teatro. Intervista a Fabio Troiano

07 aprile 2025

di Angela Consagra

Partendo dal titolo dello spettacolo, in che modo Pirandello può diventare pulp?

Dando una sferzata di modernità al linguaggio. La scrittura di Pirandello è sempre stata dirompente e, anche oggi, rimane estremamente moderna. Ma in questo testo diventa davvero pulp, perché la riscrittura di Edoardo Erba è una rielaborazione del testo originale pirandelliano in chiave totalmente contemporanea: pone l’attenzione alle relazioni di oggi, al conflitto tra due persone che vivono in questo preciso momento storico. Per quanto riguarda Pirandello, stiamo parlando di un pilastro teatrale: in questo caso Erba ha scritto un testo, partendo da un’idea legata a questo gigante del teatro, che mantiene al suo interno più livelli di scrittura. Da spettatore, se vuoi divertirti, ti accorgi che lo spettacolo fa ridere, il registro narrativo predominante è la commedia, ma ha anche momenti che inducono alla riflessione. Grazie anche alla regia di Gioele Dix, io stesso ho trovato nelle vicende descritte da Erba più piani interpretativi. La relazione umana, in ogni sfaccettatura, è veramente indagata: si passa dal tradimento alla rivalsa, ma anche all’odio verso l’altra persona con cui si ha a che fare in scena. Alla fine, però, le cose si capovolgono, in maniera pirandelliana: era tutto uno scherzo… Ma forse non lo è: qual è la verità? Ci sono alcuni colpi di scena che ribaltano la situazione. Il finale è sicuramente aperto, si esce con in testa un punto interrogativo. E il teatro ti fa pensare.

 

È più difficile, per un attore, interpretare i ruoli legati alla comicità o affrontare delle parti drammatiche? 

Sicuramente è molto più semplice far piangere che far ridere: agganciare il pubblico appellandosi ad un lato emotivo è un atto spontaneo. Invece, la corda della comicità attiene anche alla tecnica: c’è bisogno di rispettare dei tempi giusti, quasi matematici.

“Sicuramente è più semplice far piangere che far ridere: agganciare il pubblico appellandosi ad un lato emotivo è un atto spontaneo. La corda della comicità attiene, invece, anche alla tecnica”

 

Io faccio sempre l’esempio della barzelletta: se la racconta una persona in un modo fa ridere, se viene detta diversamente da un’altra magari non fa scattare subito la risata… Puoi anche utilizzare una battuta che funziona, ma se non capisci bene come pronunciarla ti accorgi che non riesci a toccare l’inconscio di chi ascolta. La corda drammatica, al contrario, difficilmente manca di catturare l’attenzione del pubblico. 

Anche per queste ragioni, per un attore, sentire dal palcoscenico arrivare la risata degli spettatori è sempre una goduria vera. Tu, da interprete, vedi che il pubblico ti sta seguendo, che è dentro la storia che si sta rappresentando. Nello specifico di Pirandello Pulp è bello perché il pubblico sceglie di stare nel racconto. In diverse parti dello spettacolo si ripetono delle frasi, dei microtormentoni, come il personaggio di Massimo Dapporto che dice sempre E sia: ad un certo punto accade che il pubblico anticipi la battuta. Questo tipo di rumore di sottofondo, gli spettatori che addirittura imparano le parole dello spettacolo e commentano, galvanizza gli attori. In qualche modo, anche in maniera implicita, è richiesta una complicità da parte di chi sta guardando lo spettacolo. Il pubblico è indispensabile per ogni messinscena: se hai fame, il pubblico rappresenta il cibo; se vai in montagna o al mare, il pubblico diventa la neve e il mare stesso; se sei in riserva, il pubblico è la benzina. Senza il pubblico, niente esisterebbe. Il pubblico è l’energia del teatro.

 

Sera dopo sera è ancora capace di sorprendersi in scena? Subentra mai la ripetitività per Lei o prova sempre la stessa emozione legata al palcoscenico?

Il teatro può sembrare ripetitivo, perché i movimenti di una tournée si assomigliano. Ma è l’essenza delle cose a rendere tutto diverso: ogni sera il pubblico cambia. E io voglio farmi sorprendere sempre dall’istante che stiamo vivendo.

 

“Se hai fame, il pubblico rappresenta il cibo; se vai in montagna o al mare, il pubblico diventa la neve e il mare stesso; se sei in riserva, il pubblico è la benzina. Senza il pubblico, niente esisterebbe”