Una lira per Lupin
05 marzo 2021
Nato nel 1905 dalla penna dello scrittore francese Maurice Leblanc, il personaggio di Arsenio Lupin, a cui si ispira la recente serie targata Netflix con Omar Sy, è stato spesso protagonista di numerosi adattamenti cinematografici e televisivi; dal film muto del 1919 The teeth of the tiger, passando per la serie animata giapponese Lupin III, creata da Kazuhiko Kato (in arte Monkey Punch), che a partire dagli anni ‘70 ha tenuto incollati allo schermo generazioni di adolescenti.
Pochi sanno, però, che il primo adattamento che vede protagonista il ladro gentiluomo è per uno spettacolo teatrale. Scritta dal drammaturgo Francis de Croisset insieme allo stesso Leblanc, Arsène Lupin è una commedia in quattro atti che appartiene al classico genere teatrale francese del vaudeville, dove alla recitazione in prosa si alternano brani cantati tratti da canzoni popolari.
La pièce è ambientata a Parigi, dove troviamo Germaine de Gournay-Martin, figlia snob di un ricco industriale, in procinto di sposare dopo sette anni di fidanzamento il duca di Charmerace. Ma i preparativi della cerimonia sono presto interrotti dalla notizia del furto dell’intera collezione di dipinti del milionario Gournay-Martin da parte di Arséne Lupin. L’ispettore Guerchard si metterà sulle tracce del misterioso ladro, che alla fine si rivelerà essere lo stesso duca di Charmerace.
La commedia debutta a Parigi il 28 ottobre 1908 al Théâtre de l’Athénée, dove rimane in cartellone per quasi un anno collezionando più di 280 repliche. Il ruolo del protagonista è affidato a André Brûlé, di cui le cronache parigine lodano in particolare l’abilità nelle scene di lotta con originali mosse di jiu jitsu. Il grande successo di pubblico viene confermato anche durante l’intensa tournée che l’anno seguente porta lo spettacolo in oltre 70 città della provincia francese. Il consenso è tale che i due autori decideranno, qualche anno più tardi, di continuare la loro felice collaborazione scrivendo un sequel dal titolo, per niente scontato, Le Retour d’Arsène Lupin: un atto unico che otterrà però risultati meno popolari dell’originale.
Mentre sono ancora in corso le repliche parigine, il “Robin Hood della Belle Epoque” attraversa le Alpi e arriva in Italia. Il testo viene immediatamente tradotto ed inserito nel repertorio dalla Compagnia Drammatica Renzi-Gabrielli: una compagnia popolare specializzata in spettacoli fastosi “a tinte forti”, e che spesso adatta per il teatro romanzi di ampia diffusione, come I tre Moschettieri e Le avventure di Sherlock Holmes.
Per ammirare sulle scene le vicende del ladro gentiluomo il pubblico fiorentino dovrà però aspettare ancora qualche anno, quando la compagnia diretta da Serafino Renzi e Lina Gabrielli, appena rientrata da una travagliata tournée in Sudamerica, presenterà al Teatro della Pergola la commedia brillante dal titolo Arsenio Lupin.
È il dicembre del 1915, gli echi della Prima Guerra sono lontani ma la città piange già i primi caduti al fronte, che proprio alla Pergola verranno commemorati in occasione di una conferenza patriottica alla fine del mese. Da qualche anno il Teatro è gestito da una società guidata dal commerciante d’acque minerali Alfredo Birindelli, dall’avvocato Lamberto Conversini e dal ragioniere Ernesto Alessandri, i quali realizzano a loro spese la grande galleria demolendo il quarto e il quinto ordine di palchi.
La nuova configurazione della sala si riflette sull’offerta artistica, inevitabilmente più commerciale rispetto ai decenni precedenti, complice anche l’agguerrita concorrenza dei primi cinematografi e degli altri luoghi di spettacolo che presentano un repertorio più leggero – e le comodità di bar e ristoranti – come nei teatri all’aperto dell’Alhambra in piazza Beccaria e delle Follie Estive sul Lungarno della Zecca. Ecco quindi che alla Pergola, accanto alle tradizionali stagioni liriche che durano ormai poche settimane, appaiono le prime compagnie di operetta, qualche concerto e, appunto, un po’ di prosa.
La Compagnia Drammatica Italiana dei Grandi Spettacoli Renzi-Gabrielli calca il palcoscenico della Pergola dal 6 al 12 dicembre 1915, alternando nel corso delle serate testi diversi, come consuetudine dell’epoca. Spettacoli rigorosamente “nuovissimi”, e rigorosamente destinati a scomparire ben presto dalla memoria degli spettatori; tra questi la prima rappresentazione italiana di Gabba-La-Morte (il 10 dicembre 1915), riduzione di Valentino Soldani ispirata al personaggio di H. de Balzac, e Il boxeur detective (12 dicembre 1915), “commedia poliziesca eroicomica” di Walter Dorian.
L’8 e il 9 dicembre 1915 va finalmente in scena Arsenio Lupin, il ladro gentiluomo. La commedia, “nuova per Firenze”, vede Serafino Renzi interpretare l’ispettore di polizia Ganimard, mentre il ruolo del Duca di Charmeras è affidato al Riva. La compagnia è affiatata, l’arredo scenico è ricco e ricrea con precisione di dettagli le ambientazioni dei diversi atti della pièce: una grande sala di un castello, un ampio soggiorno di un palazzo e, infine, un fumoir très élégant.
La gran parte del pubblico assiste allo spettacolo in piedi (in platea ci sono solo 50 posti a sedere), ma per una serata di svago il prezzo è più che conveniente: una lira per l’ingresso alla platea, 60 centesimi il prezzo ridotto per “militari della bassa forza” e ragazzi al di sotto dei sette anni. Uno spettacolo leggero, quindi, «quasi il simbolo – per usare le parole del critico fiorentino Paolo Emilio Poesio – di una belle époque sulla quale stava chiudendosi impietoso, e per non più riaprirsi, il sipario».
Un sipario che comunque si sarebbe presto riaperto per nuove avventure, ieri come oggi.
Gabriele Guagni