Colpa e punizione, ordine e disordine, si affrontano nella torbida vicenda di una passione impossibile. Federico Tiezzi dirige la Fedra scritta nel 1677, ispirata a Euripide e Seneca, che lo stesso Jean Racine definì «la migliore delle mie tragedie».
Nel palazzo reale di Trezene, in una Grecia mentale e onirica, all’interno di una stanza simile a una camera di tortura, Fedra si dibatte nella morsa di una passione tanto irrefrenabile quanto impossibile: finché, non ricambiata, Fedra calunnia Ippolito di un tentativo di stupro. Ma tutti i personaggi hanno qualcosa da nascondere: Teseo le sue fughe amorose, Ippolito di amare Aricia, che discende da una stirpe nemica e assassina, Enone un intrigo bugiardo e colpevole. Il ritorno di Teseo farà precipitare gli eventi in tragedia.
In una dimensione claustrofobica, dove la ragione scompare sotto la violenza e la tensione del desiderio, affiorano motivi ancestrali, interpretabili solo con l’ausilio della psicanalisi freudiana. I mostri che appaiono nelle parole dei protagonisti sono quelli dell’inconscio.
Fedra
- di
Jean Racine
- traduzione
Giovanni Raboni
- con
Martino D’Amico, Valentina Elia, Elena Ghiaurov, Alberto Boubakar Malanchino, Marina Occhionero, Bruna Rossi, Massimo Verdastro
- scena
Franco Raggi, Gregorio Zurla, Federico Tiezzi
- costumi
Giovanna Buzzi
- luci
Gianni Pollini
- canto
Francesca Della Monica
- movimenti coreografici
Cristiana Morganti
- regia
Federico Tiezzi
- produzione
Emilia Romagna Teatro ERT, Teatri di Pistoia Centro di Produzione
Teatrale, Compagnia Lombardi-Tiezzi - Foto
Luca Manfrini