I tormenti interiori della giovane Maria costretta a farsi monaca sono al centro di una passionale narrazione. La messinscena di Guglielmo Ferro, con Enrico Guarneri e Nadia De Luca, fa emergere in Storia di una capinera di Verga il rigido impianto culturale e umano delle famiglie siciliane dell’Ottocento. Perché se Maria è vittima, non lo è dell’amore peccaminoso per Nino che fa vacillare la sua vocazione, ma lo è del vero peccatore ‘verghiano’: il padre Giuseppe Vizzini. Padre che, rimasto vedovo, manda in convento a soli sette anni la primogenita, condannandola all’infelicità. Un uomo che per amore, paura e rispetto delle convenzioni, causa a Maria la morte del corpo e dello spirito.
È il drammatico rapporto padre figlia il nodo della storia della Capinera. La stanza del convento è il centro della scena: Maria non esce da quella prigione, il padre Giuseppe ne è il carceriere. Entrambi dolorosamente vittime e carnefici. Non c’è redenzione per Maria, né per Giuseppe, e nemmeno per noi. Perché la redenzione non appartiene alla Sicilia di Verga.
Storia di una capinera
- di
Giovanni Verga
- adattamento
Micaela Miano
- regia
Guglielmo Ferro
- con
Enrico Guarneri, Nadia De Luca
- con la partecipazione straordinaria di
Emanuela Muni
- e (in ordine alfabetico)
Rosario Marco Amato, Verdiana Barbagallo, Federica Breci, Alessandra Falci, Elisa Franco, Loredana Marino, Liborio Natali
- scene
Salvo Manciagli
- musiche
Massimiliano Pace
- costumi
Sartoria Pipi
- produzione
Teatro Abc – Ass. Progetto Teatrando