Vai alla versione visuale Vai al contenuto principale

I fatti così come sono. Intervista a Nadia De Luca ed Enrico Guarneri

05 aprile 2025

di Angela Consagra

Che significato assume oggi la messinscena di un testo come Storia di una capinera di Giovanni Verga?

GUARNERI: Finché l'uomo non sarà cibernetico, ma continuerà nella sua essenza di essere umano, sostanzialmente niente cambierà. Da migliaia e migliaia di anni il suo agire è sempre lo stesso. E con autori dalla penna più che felice - come Verga, Pirandello o anche De Filippo - la scrittura non è mai superata. Questi grandi analizzano l’animo umano, raccontano delle debolezze o delle storture della mente. Otello, per esempio, uccideva Desdemona 400 anni fa, ma quanti Otelli ci sono oggi, giorno dopo giorno? È come dire non leggo più la Bibbia perché antica o Dante perché appartiene al Trecento... Certi testi non smetteranno mai di essere attuali. Per quanto riguarda Storia di una capinera, una delle opere giovanili di Verga, è un testo che contiene in sé già in embrione la tematica di tutto il lavoro verghiano: ci sono le premesse per quella che sarà la sua letteratura, con il famoso Ciclo dei Vinti. In Storia di una capinera si ritrovano le medesime dinamiche dei romanzi Mastro-don Gesualdo o I Malavoglia: perdono tutti, nessuno vince. Perde Maria Vizzini, la protagonista che è la capinera, perché muore, e anche suo padre. Rimane con un grande punto di domanda, non sa se la sua azione è stata giusta: pensa di avere la coscienza a posto e, invece, si chiede come mai non riesce più a dormire la notte. I dubbi gli vengono dopo tanti anni che ha portato Maria, bimba di 7 anni, in convento. Crede sia stata la soluzione migliore: lei era timida, triste, malaticcia e fragile, come avrebbe mai potuto combattere tutta la vita contro le cattiverie del mondo? Però, una nota di dubbio, di tristezza e dolore affiora in lui. In questa versione teatrale tutte le vicende passano attraverso un filtro rappresentato dall’anima e dalla mente del padre, mentre nel libro – un romanzo epistolare – il padre rimane un personaggio molto marginale.

 

“Il pubblico è un mostro, un mostro che cambia ogni sera. Ma che sposerei, anche, tutte le sere”

Enrico Guarneri

 

“Lo stupore dei bambini è qualcosa che attiene profondamente al mestiere di attrice: da piccoli giocavamo a fare finta, così è il trucco della recitazione”           

Nadia De Luca

 

DE LUCA: Storia di una capinera è un romanzo autobiografico. Da giovane Verga, durante il colera, si è trasferito con la famiglia in un convento ed è lì che conosce una novizia di cui si invaghisce. Finito questo periodo di emergenza, ognuno è ritornato alla propria vita, ma Verga ha preso spunto da queste vicende per scrivere il romanzo. Il mio personaggio rimane in convento dai 7 ai 20 anni: quando esce scopre il mondo per la prima volta e lo guarda con gli occhi di una bambina, con lo stesso tipo di stupore. Maria è un ruolo complesso da interpretare, mi sono dovuta mettere molto in discussione, perché devi provare a vedere tutto cercando di sentire le emozioni con una meraviglia infantile: occorre tirare fuori sentimenti nuovi, ricordandoti di quando eri piccola. A causa del colera Maria si trasferisce in montagna: il contatto con la natura e le nuove sensazioni che prova le creano turbamento. Non riesce a gestire questi stati d’animo, così come quando poi rientra in convento non può fare a meno di pensare a ciò che c’è all’esterno, a quello che realmente vuole. L’amore per Nino fa vacillare la sua vocazione. Comunque, lo stupore dei bambini è qualcosa che attiene profondamente al mestiere di attrice: da piccoli giocavamo a fare finta di essere qualcosa di diverso da noi, così è il trucco della recitazione. Credere a tutto ciò che accade in scena ed effettivamente viverlo.

Se dovesse descrivere il suo personaggio con un aggettivo, che cosa direbbe?

GUARNERI: Il padre è legato alla parola debole. O anche: incertezza, insicurezza, non riuscire a prendere posizioni. Il padre vedovo si è risposato e ha altri due figli. La seconda moglie come può vedere la figlia di primo letto del padre? Forse come un ostacolo all’attenzione che lui dovrebbe avere solo per i figli più piccoli. La nuova moglie forza il padre a portare la figlia in convento. Si lascia persuadere da questa donna che io trovo algida e calcolatrice. Ne è soggiogato.


Verga è un autore che sente vicino? 

DE LUCA: È un autore talmente importante… Ho letto il libro a scuola e, ovviamente, l’ho riletto con occhi nuovi per la preparazione dello spettacolo. Si tratta di un romanzo breve e Verga descrive i fatti così come sono, senza dare alcun giudizio. Ogni spettatore può costruirsi la propria idea sulla vicenda narrata. In particolare, Storia di una capinera è stato scritto nel periodo in cui Verga ha vissuto a Firenze. C’è un collegamento simbolico, in qualche modo, tra la Sicilia e la vostra città.


Il pubblico: una sua definizione.

GUARNERI: Il pubblico è un mostro, un mostro che cambia ogni sera. Ma che sposerei, anche, tutte le sere.

DE LUCA: Io, prima di entrare in scena, muoio dall’emozione e dalla paura di sbagliare… Dall’inizio alla fine dello spettacolo, avverto l’attenzione e la presenza del pubblico che mi sta guardando. È bello perché, alla fine, condividi una storia con gli spettatori. Senti che il pubblico, poco a poco, si mette dalla tua parte e che ti sostiene.