Vai alla versione visuale Vai al contenuto principale

Un presepe in costruzione. Intervista a Vincenzo Ambrosino

20 dicembre 2024

di Angela Consagra

Questo particolare allestimento di Natale in casa Cupiello (spettacolo per attore cum figuris) parte da una sua idea e dell’interprete Luca Saccoia. Come si riesce a reinventare un testo così classico?

La scintilla iniziale per questo nostro Natale in casa Cupiello è legata all’occasione di un anniversario: nel 2021 ricorrevano i novant’anni dalla prima leggendaria messinscena del testo interpretata da Eduardo De Filippo. L’idea di fondere un teatro d’attore in carne e ossa, in questo caso rappresentato da Luca Saccoia, e un teatro di figura, quindi costruito in scena con dei pupi, nasce da un fatto molto personale per noi: il nostro desiderio non era solo quello di riuscire a fare i conti con la vicenda che Eduardo affronta drammaturgicamente con Natale in casa Cupiello, ma cercare di riagganciarci al nostro immaginario di spettatori-bambini, nati negli anni Settanta. Quest’opera di Eduardo era allora molto conosciuta e, al di là del nostro caso specifico, tante generazioni di spettatori conoscono, praticamente a memoria, e amano Natale in casa Cupiello. Sono dei personaggi apparentemente lontani, che vivono comunque nella fantasia di ognuno di noi ma come se si trattasse di persone reali: Tommasino e Luca Cupiello non esistono davvero, ma li sentiamo come specificamente sempre presenti. Questo aspetto, insieme all’amore per i pupari e la forte presenza in scena di Luca Saccoia, unico attore in carne e ossa, ci hanno permesso di realizzare questa nuova versione del capolavoro di Eduardo. Luca Saccoia stesso diventa una sorta di puparo, un raccontatore dei fatti della famiglia Cupiello: abbiamo immaginato che lui sia il Tommasino della pièce eduardiana, il figlio di Luca Cupiello, che ricorda, andando indietro nel tempo e nella memoria, per fare rivivere la propria famiglia attraverso questi pupazzi animati in scena dalla nostra squadra di manovratori coordinati dalla maestra burattinaia Irene Vecchia.

“Credo che la forza del teatro di Eduardo De Filippo risieda nel fatto di trovarsi davanti a un autore dal carattere universale”

 

 

Ma l'interazione di un attore unico in scena con le figure di questi pupi è, in qualche modo, anche una sorta di specchio con la storia di Natale in casa Cupiello che riflette ed elogia, nel testo, l’arte della realizzazione dei presepi?

Sì, è stata una volontà anche del regista Lello Serao di muoversi come all’interno di un presepe in costruzione, che poi è il mondo del protagonista Luca Cupiello. Si tratta di un personaggio che vive in un mondo tutto suo, completamente illusorio: lui preferisce non vedere il mondo che lo circonda e, anzi, quando toccherà con un impatto violento la verità della sua realtà famigliare soccomberà definitivamente. Personalmente oggi l’arte del presepe rappresenta il lavoro che abbiamo portato avanti, come teatranti. Quest’idea è nata originariamente in uno spazio molto particolare di Napoli, a San Biagio dei Librai: in un piccolo luogo tutto nostro, un teatrino-bottega, situato nel cortile che sta al piano terra di uno storico e importante palazzo incastonato nel cuore di Napoli. Purtroppo abbiamo dovuto abbandonare questa sede dopo la pandemia, lì in San Biagio dei Librai ci sono tante botteghe di artigiani che fabbricano presepi tutto l’anno. E noi per il teatro, come loro per essere pronti invece a Natale con le loro creazioni, abbiamo lavorato a fianco per anni, ciascuno nella propria bottega. Ci siamo in seguito trasferiti dal Teatro Start Interno 5 al Teatro Arena Nord, produttore dello spettacolo: è qui che si è sviluppata l’officina creativa in cui è avvenuto tutto. Le prove, la costruzione dei pupazzi, la realizzazione delle scenografie: così siamo arrivati alla nostra rappresentazione di Natale in casa Cupiello, impegnandoci e preparandoci in questo meraviglioso teatro di periferia. 

 

 

 

 

Via via il progetto si è ingrandito perché è diventato uno spettacolo da palcoscenico, mentre inizialmente avevamo pensato a una situazione immersiva: tu, da spettatore, era proprio come se entrassi in una casa, quella di Luca Cupiello.

 

 

Qual è la forza, ancora oggi, del teatro di Eduardo De Filippo? Perché le sue parole arrivano a tutti, al di là di Napoli, oltre ogni confine?

Credo che la sua forza risieda nel fatto di trovarsi davanti a un autore dal carattere unico: non è tanto il fatto che possa essere anche attuale – a volte non so quantificare bene la sua contemporaneità, trattandosi di vicende ambientate in anni lontani – ma la scrittura di Eduardo De Filippo è sicuramente universale. Racconta del rapporto tra padri e figli, i legami famigliari, la vita e la morte: sono tutti temi che accompagnano l’essere umano, per l’eternità. In particolare, il nostro spettacolo, dà una preziosa possibilità: Luca Saccoia recita da solo quest’opera integralmente, e ciò ti permette di ascoltare veramente le parole di Eduardo, senza distrazioni dal testo più puro. Eduardo de Filippo è un visionario, perché ogni parola apre un mondo e una continua suggestione. All’interno dei suoi lavori la parte più drammatica convive con l’ironia, sono sempre presenti questi due registri narrativi: è così anche la nostra esistenza, mai totalmente tragedia e neanche solo commedia. Quello di Eduardo è, essenzialmente, l’unico modo possibile di raccontare la vita.

 

 

“Si racconta del rapporto tra padri e figli, i legami famigliari, la vita e la morte: sono tutti temi che accompagnano l’essere umano, per l’eternità”