Storia
Le Origini
Il Teatro della Pergola è il teatro di Firenze per la sua posizione centrale e per l’indissolubile legame con la storia della città. La Pergola è stata inaugurata nel 1657, oltre 350 anni fa, con l’opera buffa Il podestà di Colognole di Giovanni Andrea Moniglia.
Furono gli Accademici Immobili, un gruppo di nobili dediti alla coltivazione delle arti, a individuare nell’area ove sorgeva un tiratoio dell’Arte della Lana il luogo ideale dove costruire un edificio in grado di sostituire il Teatro del Cocomero (che sorgeva dove adesso si trova il Teatro Niccolini), giudicato troppo piccolo per le attività accademiche.
Su progetto di Ferdinando Tacca, figlio di quel Pietro che progettò le due fontane di SS. Annunziata, nacque una sala unica, ispirata probabilmente alle modalità di visione degli spettacoli che si verificavano nei cortili dei palazzi rinascimentali, il cui modello è quello dell’Ammannati di Palazzo Pitti: affacciandosi alle finestre, i nobili potevano ammirare giochi, battaglie e naumachie agite più in basso.
Sorsero così i palchi, caratteristica peculiare del teatro all’italiana che nasce proprio con la Pergola: piccoli spazi separati che permettono ad ogni famiglia di ammirare lo spettacolo da una posizione privilegiata. I malevoli attribuiscono questa origine, più che alle citate modalità di visione, alla litigiosità proverbiale dei fiorentini: assegnando un palco a ogni famiglia si evitavano spiacevoli frizioni tra gruppi rivali.
A testimonianza di questa maliziosa ipotesi rimangono nell’atrio del teatro alcuni degli stemmi lignei che identificavano, sulla porta dei palchi, la proprietà di ciascuna famiglia. Attualmente sono solo due i palchi di proprietà: il numero 1 del primo ordine, rimasto agli ultimi eredi degli Immobili, e il 25 sempre del primo ordine, riservato al direttore del teatro.
Insieme al grande palcoscenico, e alla platea, altra caratteristica distintiva della Pergola è l’inimitabile acustica, che la rende perfetta per ospitare la musica e esalta le doti di voce degli attori più grandi, ed è in gran parte dovuta alla pianta a ferro di cavallo. A chiudere il palcoscenico c’era allora un grande sipario dipinto raffigurante Firenze e l’Arno che a partire dal 1661 si aprì sul teatro finalmente completato.
In breve iniziò però un lungo periodo di chiusura, durato oltre ventisette anni, e iniziato in segno di lutto per la morte del cardinale Giovan Carlo de’ Medici.
Il Settecento e l'Ottocento
Inizialmente riservato alla corte, il teatro viene aperto a partire dal 1718 al pubblico pagante. Rappresentava già allora le opere di compositori grandissimi, come Antonio Vivaldi.
L’edificio, rimaneggiato più volte, è arricchito di decorazioni e aumentato in capienza. Vengono eretti i primi appartamenti, nucleo vitale della “Città del Teatro” che riuniva in sé tutti i mestieri e le competenze dell’arte scenica.
Nel 1801 al primo piano si aprì su progetto dell’architetto Luca Ristorini il Saloncino, grande ambiente con stucchi dedicato alla musica e alla danza (completamente restaurato nel 2022, ancora oggi è la seconda sala del teatro). Lo stesso Ristorini aveva qualche anno prima, nel 1789, portato a termine i lavori per il rinnovamento della Sala Grande, con l’edificazione del palco reale e l’aumento del numero dei palchi.
Questi ampliamenti sono il preludio a uno dei periodi più fecondi della storia della Pergola, quello segnato tra il 1823 e il 1855 dalla gestione dell’impresario Alessandro Lanari. Sotto il suo impulso Firenze diviene uno dei palcoscenici più importanti del melodramma classico italiano. I più importanti compositori, a cominciare da Bellini, sostano in via della Pergola, e Giuseppe Verdi vi fa debuttare in prima assoluta nel 1847 il suo Macbeth, lasciando come imperitura testimonianza lo sgabello sul quale riposava durante le prove, ancora oggi conservato nel Museo del teatro.
Nel 1826 Gasparo Martellini dipinge il Sipario Storico raffigurante l’incoronazione di Petrarca in Campidoglio, tuttora usato nelle occasioni di gala; il macchinista Cesare Canovetti costruisce l’affascinante macchina per il sollevamento della platea, usata nelle feste da ballo per creare un piano unico con il palcoscenico; l’architetto Baccani presiede a importanti lavori di ammodernamento, che donano all’edificio l’Atrio delle Colonne con le sue caratteristiche decorazioni in polvere di marmo; e un giovane apprendista di palcoscenico, Antonio Meucci, sperimenta un sistema di comunicazione a voce tra la graticcia e la superficie del palcoscenico: è l’antenato del telefono, che Meucci perfezionerà poi, ingegnosamente, ma senza fortuna, una volta emigrato negli Stati Uniti.
Il teatro è rischiarato dai lumi a gas, e Firenze gode del rango di Capitale d’Italia. Gli Immobili vendono al Re Vittorio Emanuele II una quota dell’Accademia, della quale il sovrano entra a far parte a pieno titolo. Cominciano per gli accademici i problemi finanziari, parzialmente risolti grazie all’intervento del Comune di Firenze.
Il Novecento
Quando, nel 1898, arriva la luce elettrica, getta i propri raggi su un teatro in crisi. Al melodramma, emigrato verso i più grandi Politeama e Pagliano, si è sostituita la prosa; alla gestione degli Immobili quella di una società privata che dal 1913 al 1929 si occupa della programmazione della Sala. In questo periodo il Loggione è sostituito dalla Galleria, e viene posto in opera il sipario in velluto rosso. Nel dicembre 1906 arriva alla Pergola Eleonora Duse con il leggendario Rosmersholm di Ibsen diretto da Edward Gordon Craig: per l’attrice viene costruito accanto al palcoscenico il leggendario Primo Camerino, ancora oggi abitato da prime attrici e primi attori.
Nel 1925 lo Stato dichiara la Pergola monumento nazionale. Incombe la Seconda guerra mondiale, e gli Immobili, che hanno riassunto la gestione del teatro affidandone la direzione ad Aladino Tofanelli, decidono nel 1942 di cedere la proprietà proprio allo Stato, che lo annette al neonato Ente Teatrale Italiano.
Il palcoscenico continua a ospitare la prosa, non disdegnando la rivista e lo spettacolo leggero. Morto improvvisamente Tofanelli, giunge a Firenze da Reggio Emilia un giovane funzionario, Alfonso Spadoni. Brillante, e dotato di idee innovative, Spadoni rivitalizza la Pergola facendone il tempio della grande prosa. Con l’ETI 21 porta frotte di giovani a teatro; con la Bottega di Gassman e la Scuola di drammaturgia di Eduardo afferma il valore della formazione d’alto livello a teatro. Spadoni rimane alla direzione per oltre trent’anni, fin quando nel 1993 muore dopo una terribile malattia.
Suo degno erede alla guida della Pergola è un altro giovane brillante, Marco Giorgetti. Già attore con Gabriele Lavia, Glauco Mauri e Salvo Randone, Giorgetti dal 1999 riallaccia i legami tra teatro e città, promuovendo un uso anche extraspettacolare e più moderno della struttura, fin quando nel 2004 è chiamato alla Direzione Generale dell’Ente.
Il Nuovo Millennio
Marco Giorgetti rientra a Firenze nel 2007 come Direttore Manager della Pergola, con Riccardo Ventrella nella veste di Direttore del Teatro. Dal 2011 Giorgetti è il Direttore Generale della Fondazione Teatro della Pergola creata dal Comune e dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze per gestire il futuro della storica sala dopo il decreto di soppressione dell’Ente Teatrale Italiano.
Dal 2015 Giorgetti è il Direttore Generale della Fondazione Teatro della Toscana, riconosciuta Teatro di rilevanza nazionale, oggi sostenuta da Ministero della cultura, Regione Toscana, Comune di Firenze, Città metropolitana di Firenze, Comune di Pontedera, Fondazione Cr Firenze, Fondazione Peccioliper.
Epicentro del Teatro della Toscana, la Pergola è un centro culturale vivace, con un’attività multiforme, che trova il proprio culmine nella grande stagione di prosa. La sua vocazione è quella di ospitare i grandi allestimenti nazionali e internazionali, i grandi testi della drammaturgia mondiale; le grandi attrici e i grandi attori, le grandi registe e i grandi registi. Senza dimenticare il teatro contemporaneo, le opere dei giovani talenti della ricerca, gli spettacoli più intimi.
La Pergola guarda al futuro, tenendo ben presente la sua storia come inestimabile ricchezza. Riafferma il suo ruolo di tempio della prosa, e teatro della città alla quale si vuole offrire come insostituibile punto d’incontro.
Perché la Pergola, a Firenze, è il Teatro.