Una sorta di “ricerca del tempo perduto”, poetica e civile al tempo stesso. Torna il racconto potente di Fred Uhlman, adattato da Josep Maria Miró, tradotto e diretto da Angelo Savelli. Uno spettacolo struggente per la sensibilità con cui riesce a parlare di un sentimento universale come l'amicizia.
Stoccarda, 1933. Due sedicenni frequentano la stessa scuola. Uno è figlio di un medico ebreo, l'altro è il rampollo di una ricca famiglia aristocratica. Nonostante le differenze di classe, di cultura e di carattere, tra i due nasce una profonda amicizia che però sarà messa a dura prova dalla spietata ascesa del nazismo. Si trovano, si perdono e poi si ritrovano; una “riunione” amara e liberatoria al tempo stesso.
Per questo tuffo nel passato, con protagonisti Mauro D'Amico, Olmo De Martino, Roberto Gioffré, Savelli ha ricreato una sorta di “classe morta”, dove più vivi che mai sono proprio e solo i sentimenti dei due ragazzi. Un racconto di formazione per le nuove generazioni per interrogarsi sui valori personali e sociali a cui intendono aderire e un racconto della memoria per chi pensava che un oscuro passato fosse sepolto per sempre senza percepirne i segni di un inquietante rigurgito.
L'amico ritrovato
- di
Fred Uhlman
- adattamento
Josep Maria Miró
- con
Mauro D'Amico, Olmo De Martino, Roberto Gioffré
- traduzione e regia
Angelo Savelli
- musiche
Federico Ciompi
- costumi
Serena Sarti
- disegno luci
Henry Banzi
- la canzone dello spettacolo è cantata dal piccolo
Pietro Cambiati
- produzione
Teatro della Toscana
- foto
Marco Borrelli, Monia Pavoni
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