La Bruna esiste! Intervista ad Alessandro Riccio
03 dicembre 2024
di Angela Consagra
Com’è nata l’idea del personaggio della Bruna, l’eccentrica protagonista della Trilogia a lei dedicata?
In questa stagione teatrale la signora di San Frediano compie dieci anni e per festeggiarla c’è l’occasione di vedere tutti e tre gli spettacoli che compongono la Trilogia (Bruna è la notte; Le mille e una Bruna; Bruna, per carità!) al Teatro di Rifredi. Il personaggio non cambia, soltanto si modificano le situazioni in cui si muove. Stiamo preparando, per l’inizio del nuovo anno, un quarto episodio che si chiamerà Bruna Balera, dove vedremo ulteriormente cosa le accadrà. Nel corso del tempo mi sono appassionato sempre di più nell’interpretare questo personaggio, quindi “la vecchia Bruna è contenta!”. L’idea nacque grazie a una mia carissima amica, Flora Barbieri, che mi regalò la cassetta di un disco di Laura Betti, cantante e attrice che lavorava con Pasolini: una donna piuttosto volitiva, interprete di queste canzoni incredibili, bellissime ma al tempo stesso terribili, dal carattere aspro e aggressivo. Con il musicista Alberto Becucci, il mio collega di scena ormai da anni, proprio in quel periodo stavamo pensando di realizzare un nuovo spettacolo. Gli feci sentire queste canzoni e anche lui, come me, ne rimase estremamente affascinato. Ci chiedevamo in che modo, noi due, potevamo mettere in scena questo repertorio: sono tutte canzoni, infatti, di carattere molto al femminile. Ed è così che ci venne in mente di raccontare, in maniera indiretta attraverso le canzoni, l’esistenza di questa persona.
E che realtà descrive la Bruna?
In scena viene fuori un’estrema fiorentinità, quella più schietta e sincera. Per la costruzione di questa forte figura femminile mi sono ispirato a vari personaggi conosciuti: uno su tutti, per esempio, è Carlo Monni che riusciva ad alternare con assoluta naturalezza una bestemmia e un verso di poesia, tutto all’interno della stessa frase, inchiodandoti con entrambe. Fanno parte dell’immaginario della Bruna anche altre persone a me vicine: la sorella di mia nonna o le varie donne che ho visto nella mia vita, capaci di coniugare grandi dosi di simpatia e dolcezza nascoste dietro una maschera ruvidissima. E questa poi è l’essenza del fiorentino, che è sempre pungente e caustico. Credo che il pubblico si riconosca in questo personaggio per la modalità espressiva: magari a qualcuno ricorda la propria zia o la mamma, il nonno, il fratello… La Bruna esiste! È una donna che appartiene alla quotidianità, la sua presenza parte dall’osservazione della realtà, ma condita di un colore poetico.
“La vita di Bruna è un dramma continuo, però Bruna non molla mai.
L’alternanza di stati d’animo è forte nella vita e la comicità spesso può essere una risposta alle avversità.”
Alessandro Riccio
Questi spettacoli sono andati in scena anche in Sardegna, Sicilia o Lombardia: quel colore tipicamente toscano diventa molto interessante per chi non lo conosce, la cosa buffa è che fuori ridono spesso a battute diverse da quelle che divertono i fiorentini, vengono colte nuove sfumature. In genere la comicità fa leva su una situazione di vissuto condiviso: si ride perché ci si riconosce in quel modo di fare, in quelle parole, anche se la comicità riesce ad andare oltre i confini geografici. Il rapporto a due che si vede sulla scena è quello classico della coppia comica che funziona grazie a un contrasto, come Stanlio e Ollio, Gianni e Pinotto.
Alla Bruna vuoi bene, anche quando in scena rimbrotta Franchino e si esprime con un linguaggio scurrile…
Ho sempre cercato di far capire che la Bruna parla male, è vero, ma senza cadere mai nel gusto della parolaccia fine a se stessa. Questo è il suo linguaggio: non ne conosce altri. È una donna che proviene da una vita dura, il suo è un mondo piuttosto complicato, ed essendo nata in questa realtà non ha alternative. Le parole che pronuncia sono le uniche che comprende. La Bruna arriva anche a toccare dei momenti di poesia profonda: lei non sente la sgradevolezza di una brutta parola o la volgarità di una frase. Si può dire che questo aspetto del personaggio sia, al tempo stesso, bello e tragico.
Quindi la Bruna, alla fine, è una donna buona?
Se sia buona ancora non lo so dire… Sicuramente si tratta di una donna che, avendo visto e vissuto talmente tanta sofferenza intorno a sé, comprende chiaramente cosa è il bene e cosa è il male. E questo anche se non sempre si comporta correttamente: pensiamo come si rivolge a Franchino, a volte è pesante con lui ma non c’è mai una mera cattiveria. Il tentativo è sempre quello di fare bene. Il rapporto tra Franchino e la Bruna è quello degli opposti: nella vita spesso ci si innamora di qualcuno con delle caratteristiche che non hai, si è attratti perché si vuole conoscere e imparare. Credo che Franchino e Bruna siano come innamorati l'uno dell'altro: avvertono una fascinazione reciproca, proprio perché ciascuno di loro possiede dei tratti diversi. Non lo ammetterebbero mai, però si ammirano a vicenda. E poi sono legati dalla musica, che diventa veramente un linguaggio attraverso il quale comunicano. A voce si punzecchiano e litigano, ma nel momento in cui cantano e suonano vivono in armonia. Questa è l’essenza dell’arte, che ti permette di parlare anche non utilizzando la parola.
La trasformazione nel personaggio è caratterizzata, in questi spettacoli, da elementi molto concreti. Come avviene la fase del trucco?
Occorrono 1 ora e 45 minuti per calarmi nel personaggio e diventare la Bruna. In quella lunga fase del trucco io smetto di parlare con me stesso e dialogo con la voce di Bruna. Mi aiuta molto: la trasformazione, sia mentale che fisica, è profonda. Anche guardarsi allo specchio in camerino e non vedersi come sei, ma come stai diventando, aiuta l’interpretazione: senti che esci proprio da te stesso. Un plauso particolare va a Danilo Carignola e a tutto il suo staff per la realizzazione di questa maschera incredibile.
Che cos’è la comicità? Una sua definizione.
Io direi che la comicità è tragedia. Lavoro tanto sul contrasto di emozioni: il pubblico ride e un attimo dopo si commuove, poi l’attimo successivo continui a ridere… Questa alternanza di stati d’animo è forte nella vita e la comicità spesso può essere una risposta alle avversità. La vita di Bruna è un dramma continuo, però Bruna non molla mai: non è patetica né malinconica, non si piange addosso.
È una scelta: decidi di vedere una cosa in maniera comica, anche se terribilmente tragica, e tutto si alleggerisce.